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a dare calci, a rovesciarsi sui cuscini gemendo: — Che cosa terribile. Muoio. Fermate — . Anche la prima macchina fermò. — Niente, niente, — disse il barone, — è il male d’auto. Questa macchina fa questi scherzi.
Stavano male anche una donna dell’altro gruppo e il tipo grassoccio. Li facemmo vomitare sul muretto. La piú tragica era la Nene, con gli occhi cerchiati e le sue parole sconnesse. Mi spiegarono che le grandi macchine americane sono cosí molleggiate e comode che fanno l’effetto del rullio del mare.
C’eravamo fermati su una svolta spaziosa, sotto una grande roccia, davanti al mare. Rosetta guardava la scena, con aria imbronciata.
— Ve la sentite di ripartire? — chiedemmo ai tre.
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