Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/367

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pittori, dove avevamo deciso quella gita a Saint-Vincent. Qualcuno esponeva dei quadri, ma non c’era bisogno di guardarli. Ce ne stemmo sedute sotto, noi tre, lasciando che intorno la gente andasse e venisse. Quelle facce mi pareva di conoscerle tutte: erano le stesse degli alberghi, dei salotti, delle sfilate di modelli. A nessuno importava niente dei quadri. Pensai, senza volerlo, che per Rosetta e Momina io dovevo essere un tipo come Becuccio era per me. Anche a me dava noia chi butta via il materiale. Rosetta e Momina s’erano messe a parlare di musica.


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