Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/377

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Il gatto sfuggí dal braccio di Rosetta. Lei si piegò per riacchiapparlo e disse: — Le stesse cose si fanno a Torino. Dov’è il male maggiore?

Dal letto strillavano. Qualcuno aveva acceso un bicchierino di liquore e gridava «Spegnete la luce». Nell’urlio delle ragazze spiccò la voce di Mariella. Qualcuna — mi parve Momina — spense davvero la luce. Segui un istante di silenzio confuso.

Cercai subito Rosetta nell’ombra. Mi parve di tornare a quella notte nella mia stanza, quando lei aveva spento. Ma già tutti dicevano: «Quant’è bello. Lascia cosí». Le quattro candele sul catafalco e la fiammella azzurrina che qualcuno aveva posato a terra, davano l’impressione di trovarci dentro una grotta. Allora gridarono «Loris. Parla Loris», ma Loris non si muoveva dal letto, e la Nene andò a scuoterlo e litigarono. Io vedevo le due ombre agitarsi sulla volta, sentivo Loris bestemmiare. Pare che non fossero venuti molti dei pittori invitati e lui diceva villanamente che non era il caso di fare un discorso a noialtri. Il bello è che tutti lo presero in parola e si riformarono i gruppetti, e qualcuno si sedette per terra. Ricominciarono a bere.

Mariella mi passò accanto e mi chiese se mi divertivo. Mi disse di guardare il catafalco — quanto faceva teatro, quant’era surrealista — e riattaccò con la sua recita. Fortuna che la Nene venne a cercarla quasi subito perché facesse girare un piatto anche lei.

Rosetta beveva molto, era scura. Adesso stava seduta in un gruppo dove c’era anche Momina, ai piedi del letto di Loris, e raccontavano storielle, tacevano, ridacchiavano. Nei riflessi delle candele io cercavo di non incontrare gli occhi della Nene; glieli avevo visti gonfi, sentivo la crisi, il suo dispetto salire perché la festa andava avanti fiacca. Non le restava che sbronzarsi, e tra poco l’avrebbe fatto; ma aveva ancora una speranza che arrivasse qualcuno a ridare vita.

Qualcuno parlava di andarcene, di sederci col fiasco sui gradini del Monumento all’artigliere. — Andiamo in barca, — disse un’altra. — Andiamo a donne, — disse la voce fessa di un ragazzo.

Queste cose fanno ridere. Rise anche Loris sul letto, con la sua pipa.

— E noi, — disse una voce di donna, — andremo a maschi.

Eravamo imbruttiti e sfasati. O forse era l’effetto di quel quadro di Loris, di cui nessuno s’occupava. Cominciò il vecchio pittore


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