Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/81

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— E questa qui fa l’infermiera? — diceva l’Elvira. — E vivono all’osteria?

— Avercela un’osteria. Con quel che succede...

Da quella volta delle lacrime, l’Elvira non s’era piú tradita. Era per me troppo facile irritarmi e gridare che con quel che succedeva, con le morti, con gli incendi, coi deportati, con l’inverno e la fame, ci voleva buon tempo a disperarsi per capriccio, per pene di cuore. D’amore, del resto, del suo assurdo amore, non avevamo mai parlato. Quei fiori scarlatti del frutteto erano morti; tutto il frutteto era squallido e secco. Venne un gran vento e lo spazzò. Io dissi all’Elvira che ringraziasse se aveva una casa, del fuoco, un letto caldo e una minestra. Ringraziasse. C’era chi stava peggio.

— Ho sempre visto, — disse lei, punta sul vivo, — che le disgrazie c’è chi se le cerca.

— Per esempio, l’Italia mettendosi in guerra.

— Non dico questo. Basta fare il suo dovere. Credere...

— Obbedire e combattere, — dissi. — Domani ritorno col pugnale e col teschio.

Lei mi guardò strizzando gli occhi, spaventata.

Era miracoloso come il tempo si manteneva. Un po’ di vapori, di nebbia ogni mattina, poi un sole dorato. Era novembre e ripensavo a quel fuggiasco di Valdarno, se c’era arrivato. Ripensavo a tutti gli altri, ai disperati, ai senzatetto. Fortuna che il tempo teneva. La collina era bella, mostrava ormai la terra dura, polverulenta, nuda. Nei boschi s’incontravano giacigli scricchiolanti di foglie. Pensavo sovente che all’occasione avrei potuto rifugiarmici. Non invidiavo i ragazzi di diciotto e vent’anni. Comparvero anche al Pino manifesti militari. La repubblica rifaceva un esercito. La guerra stringeva.

Poi si riaprirono le scuole. Venne a cercarmi un mio collega, l’insegnante di francese, un uomo grasso e triste, con cui da tempo non scambiavo parola. Lo trovai nel salotto, seduto, e l’Elvira seduta davanti a lui, che aspettava.

— Oh, Castelli.

Castelli si guardò intorno e disse che quella sí era una casa. Lui viveva in una camera in città, e i suoi padroni se n’erano andati in campagna lasciandolo solo nel grande alloggio. — Almeno qui avete una stufa, — disse senza sorridere.


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