Pagina:Pavimento del Duomo di Siena 1900.djvu/9

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tecnica, per la quale l’impiego di marmi bianchi e grigi e neri, e graffiti sul bianco e sul grigio ottiene l’effetto di un vero e proprio disegno a carbone a piena sfumatura. Di sua mano sono le meravigliose scene della vità di Mosè, del sacrificio di Abramo e del profeta Elia, distribuite fra l’altare maggiore e lo spazio sottostante la cupola.

Il pavimento così era compiuto; ma non cessavano con ciò le cure necessarie per mantenerlo e rinnovarlo dove fosse deperito per il logorìo del passaggio della folla. Trascurando minori lavori, si arriva al 1878 quando, essendo irrimediabilmente guasti i tre grandi esagoni sotto la cupola e alcune delle losanghe minori, Alesandro Franchi disegnò le belle scene di Elia che profetizza la morte ad Acabbo, la morte di Acabbo, l’ascensione di Elia al cielo e altre scene minori, che compiono il ciclo iniziato dal Beccafumi nelle altre scene poste accanto a queste. Negli esagoni rinnovati si trovavano prima altre scene, cioè la parabola della trave nell’occhio, quella del cieco che guida il cieco, e un vecchio che fa l’elemosina, i cui avanzi si trovano ora al museo dell’Opera e che datavano dal periodo fra il 1373 e il 1433.

Queste sono le notizie che si hanno di questa mirabile opera, che ha analogie col mosaico, con l’intarsio sul legno, e anche con la pittura, ma è invece qualche cosa di originale e di unico, che ha dato agli artisti senesi una fama imperitura, e al nostro Duomo un ornamento che non ha pari al mondo.


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