Pagina:Pei monumenti storici del Friuli.djvu/9

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gli Dei. Ma la storia, la vera storia, conviene andarla a cercare attraverso quel velo di favola, onde l’antichità tutta è rivestita, trammezzo ai ruderi dei monumenti, e alle ambagi delle tradizioni. Omero ed Erodoto, Virgilio e Livio ci danno l’ideale della Grecia e di Roma; ma il reale ci è dato soltanto dagli Atti pubblici, dalle Effemeridi, dai Monumenti residui delle due grandi nazioni. Se il Sabellico, e i Palladj, e il Liruti fossero stati tanti Virgilj e tanti Livj, sarebbe celebrato il Friuli in tutti gli angoli della terra; ma ancora non potrebbe dire di avere una storia. Ogni paese, per piccolo che sia, ha tanti e così svariati fasti, che non possono nè da uno, nè da pochi Scrittori essere debitamente posti in rilievo. Chi è quell’uno che possa tener dietro per venti secoli agli avvenimenti antichi e moderni, generali e particolari, civili, ecclesiastici, politici, militari, letterarj, fisici, economici, e che in una sola storia possa le tante storie di una sola Provincia compilare? Soltanto allora quando i rudimenti della nostra storia saranno disseppelliti, adunati e posti in veduta, potremo avere anche noi e Storie, ed Epopeje e Drammi, e Romanzi, che sappian di Patria. I nostri Letterati allora e i nostri Artisti avranno dovizia di argomenti da trattare, e i nostri lettori esempi domestici da imitare, senza snaturare il nostro carattere friulano, coll’andarli accattando in Francia, in Alemagna, in Iscozia.

Così l’intesero i maestri di sapienza storica, che dalla polvere degli archivj risuscitarono gli Atti, e gli Scrittori sincroni; il Goldasto, il Meibomio, il Ludewig in Germania; il Duchesne, il Baluzio, il Mabillon, il Bouquet in Francia; il Muratori, il Grevio, il Burmanno in Italia. Questi diedero l’esempio alle Nazioni, esempio che al giorno