Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/291

Da Wikisource.

capitolo sesto 283

piazza della Cancelleria, a disposizione della Presidenza della Camera, secondo i cui ordini dispose le sentinelle, ai cui ordini il battaglione stette schierato sotto le armi fino oltre a sera e fino a che non ricevette dal Comando generale l’ordine di rinviare i pelottoni ai rispettivi quartieri1.

Ora, che colpa avevano quei civici e i loro ufficiali se di nulla furono richiesti, se non ricevettero ordini? Che colpa avevano essi se i ministri colleghi del Rossi non erano tutti presenti al loro posto nell’aula, se essi si perderono d’animo e di cervello, se non si riunirono subito a consiglio in una sala del palazzo, se non deliberarono subito, con la calma e la fermezza e la energia che sarebbero state necessarie, le provvisioni più urgenti, e, fra queste, quella urgentissima di fare occupare il palazzo da una parte di quei civici e inviare gli altri, a pelottoni, in pattuglie, nei dintorni, con ordine di eseguire arresti di legionarii, di riottosi e tumultuanti, ove se ne incontrassero, se non chiamarono subito al palazzo della Cancelleria il Colonnello Calderari coi suoi duecento carabinieri? La verità vera, che trapela, per quanto essi si sforzino di nasconderla, dalle deposizioni stesse del Massimo, del Montanari, del Pantaleoni, del Minghetti, del Fusconi, del Pizzoli, la verità vera è che tutti i ministri ebbero paura e per tre o quattro ore, proprio nelle prime ore che erano le più propizie e le più preziose per l'azione energica del governo, anzichè riunirsi, disparvero e non cominciarono che tardi a raccogliersi al Quirinale attorno al Principe, il quale, è giusto riconoscerlo, mostrò in quei due giorni, 15 e 16, più energia dei suoi ministri.

La condotta del duca Mario Massimo di Rignano fu inqualificabile. Egli era, in quel giorno, investito di due portafogli, di quello dei lavori pubblici, e, interinalmente, di quello della guerra; ed egli era, anche interinalmente, Comandante generale della guardia civica. Piaccia ai lettori di ascoltare le parole di quest’uomo, il quale, per gli altissimi e militari uffici cui era preposto, solo che avesse avuto, non dico più energia, ma appena minor fiacchezza di quella che ebbe, avrebbe potuto ridare,

  1. Processo di lesa maestà cit., deposizioni Villanova-Castellacci, foglio 2857 a 2876 e foglio 7679 a 7683; deposizione Cloter, foglio 3886 a 3899.