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Carducci e di Blum, agli ipocriti feroci che versano il sangue umano a fiumi»1.

E avea ragione di sdegnarsi il toscano Montanelli perchè grande fioritura di rabeschi, dai più fini ai più grotteschi, fu ricamata sul tenue canevaccio delle sciocche parole del toscano Pigli.

E così a quelle prime calunnie si aggiunsero i nuovi amplissimi commenti, con accuse cervellotiche, con infinite insinuazioni, le quali, sotto nuove e svariate forme, con sempre più vivi e più oscuri colori, passarono dalle tinte della scuola raffaellesca, malamente usate dal Balleydier, a quelle giorgionesche, strapazzate dal De Brèval, per venire a quelle più cariche della scuola del Tiziano, sciupate dal D’Arlincourt, e per finire in quelle più fosche di Gherardo dalle Notti — senza sprazzi di luce di verità — adoperate, con quel garbo con cui una scimmia può imitare Niccolò Paganini, dal Padre Antonio Bresciani.

Tutte quelle calunnie avevano generato la tanto desiderata trina di leggende, onde rimase avvolto, per tanto tempo, il truce fatto.

Ora contro queste leggende calunniatrici o di tutto un popolo o di tutto un partito, che pur contava nelle sue file molti e molti uomini per ingegno, per virtù, per abnegazione onorandissimi, si diedero a protestare, come meglio seppero e poterono, parecchi storici e scrittori del partito liberale e del democratico.

«L’uccisione di Rossi» - scriveva il Mazzini - «fatto deplorabile ma isolato, eccesso individuale, rifiutato, condannato universalmente, provocato forse da una condotta imprudente, di origine ad ogni modo ignota, fu seguito dall’ordine il più mirabile»2. E, nella famosa lettera ai signori Tocqueville e Falloux, più esplicitamente: «Lasciate da banda l’assassinio, tante volte ipocritamente citato, di Rossi. La Repubblica, decretata il 9 febbraio 1849, non deve scolparsi di un fatto accaduto il 16 novembre 1848, quando la parte principesca, la parte dei moderati settatori di Carlo Alberto, teneva il campo e cacciava e condannava ad assoluto silenzio gli uomini di fede repubblicana; nè alcuno in Italia accusa le vostre rivoluzioni di pro-

  1. G. Montanelli, Memorie cit., pag. 422.
  2. G. Mazzini, Scritti, ecc., vol. VII, pag. 35.