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capitolo settimo 333

esso non conteneva che due istanze, indirizzate al Conte Rossi da un tal Vincenzo Venturi e da un certo Luigi Guerra Coppioli, ambedue reclamanti contro l’amministrazione delle poste per sottrazione di danaro. Sopra ambedue le istanze eravi un breve rescritto di carattere del Conte Pellegrino Rossi: «Al signor sostituto Righetti perchè si facciano severe indagini e mi riferisca. R.»1.

Da quel giorno 28 novembre nessun nuovo atto apparisce in processo sino al 21 di dicembre, sotto la data del qual giorno si legge in esso una lettera dell’avvocato Pomponio Angelilli, giudice processante, indirizzata all’avvocato Agostino Pasqualoni sostituto fiscale generale, in cui egli dichiara che non può proseguire il processo se la Direzione generale di polizia non gli somministra indizi ed elementi2.

Intanto e prima di tutto importa constatare che il giudice processante Angelilli, o perchè cosi, a voce, gli fosse stato consigliato, o perchè non avesse voglia, per paura, di cacciarsi in quella bega, non fece nessuna delle indagini che, di sua iniziativa, e per debito del proprio ufficio, avrebbe potuto e dovuto fare; giacchè è evidente che egli non aveva bisogno dell’aiuto della polizia per chiamare ad esame il cocchiere del Conte Rossi, il cavalier Pietro Righetti che lo aveva accompagnato alla Camera, il maresciallo Lustrini che aveva inviato due rapporti sull’omicidio del Rossi e il quale avrebbe saputo indicare i nomi del carabinieri che erano andati in pattuglia per la piazza, don Giovanni Nina curato di S. Lorenzo e Damaso che da tutti si sapeva essere andato, con l’olio santo, nelle camere del Cardinale Gazzoli, il Maggiore comandante il battaglione della guardia civica, che era di servizio sulla piazza della Cancelleria

  1. Processo, verbale d’apertura del pacco, foglio 21 a 31. Così rimane sfatata la leggenda che nella tasca del petto dell’abito di Pellegrino Rossi si rinvenisse l’autografo del discorso, che egli aveva preparato e che doveva leggere per la inaugurazione della nuova sessione del Consiglio dei deputati. Quel discorso era invece nel portafogli di Pellegrino Rossi. Sopra tale argomento scrisse un articolo nel fasc. II del Politecnico del febbraio 1807, R. Bonfadini, articolo che sarà anche bellissimo, ma tutto intessuto essendo di vuoto e postumo declamazioni dottrinarie e subiettive, nessun nuovo o serio elemento fornisco allo studioso, tanto più che il programma che il Rossi esponeva in quel discorso era già noto ed era già stato lodato e giudicato.
  2. Processo, lettera Angelilli, foglio 27.