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Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/133

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l’èra nuova 121

dotta su fili metallici, può annunziarmi con rapidità di baleno: quella tua cara persona muore! E il vapore, costretto in una caldaia, può condurmi con rapidità di procella, al letto di quella che muore. E l’aria decomposta nei suoi elementi, può fornirmi di che prolungare la vita, per un’ora, per un giorno, di quella che mi muore... Ma voi, o infinitamente benefici, non me la facevate morire, me la facevate vivere e per sempre, sia pure intangibilmente. Che cosa potranno fare i poeti sacerdoti della scienza o della realtà che non sia nè l’ombra del bene che facevano gli altri? Che cosa faranno?



VIII.


Direi: quello che non hanno fatto ancora, e che dovevano fare, per impedire che la scienza fosse quello che è sinora, un sole senza calore, luce, e non vita. Essi devono far penetrare nelle nostre coscienze il mondo quale è veramente, quale la scienza l’ha scoperto, diverso, in tante cose, da quel che appariva e appare. Per un esempio: il sentimento, che proviamo alla visione del cielo stellato, è in noi molto diverso da quello che era nel nomade dei primi tempi? Esso fissava l’occhio in qualche gruppo di stelle che facevano un disegno ricordevole. Unendo i punti luminosi trovava che quel gruppo assomigliava a una bestia o a un uomo o a una cosa: bestie, uomini, cose del suo vicinato. In questa lenta e oziosa operazione l’occhio del pastore che disegnava nel cielo, si velava e si chiudeva. Quando si riapriva, dopo qualche po’ di tempo, trovava che il suo leone