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la scuola classica 149

idoneo. Poi, di lì a tre mesi, esami di secondo appello; altri quindici giorni buttati a tastare, interrogare e rivedere. Perchè perdere tanto tempo? Donde tanta premura minuziosa, seccante e dannosa a forza di voler essere amorevole? Lo imaginate voi il buon legnaiolo che ha uno o due apprendisti, il quale non seghi e non pialli, si può dire, più, per esaminare mese per mese, giorno per giorno, ora per ora, i progressi de’ suoi due garzoncelli nel segare e nel piallare? Poveri bimbi! Per loro sono pedate, se non imparano, e anche quando imparano; e apprendono guardando e imitando, e se apprendono, buon per loro; se no, a casa o a un altro mestiere! Perchè tanta pietosa cura per i nostri giovinetti delle scuole secondarie, che sono in fin dei conti professionali e non altro; per i giovinetti fortunati anche nel resto, che hanno tiepida, per lo più, la casa e abbondevole la mensa? Cura pietosa che non fa poi alcun bene a quelli per i quali pare necessaria, e porta infinito male ai pochi o molti pei quali è superflua. Quanto sarebbe meglio fare che tutti gli orari, programmi e regolamenti riuscissero nel loro complesso a questa “orazion picciola„: — Cari giovinetti, quando eravate nelle elementari, noi vigilavamo su voi, perchè imparaste: vigilavamo, sì, per il vostro bene, ma ora possiamo confessare che quel vostro bene si confondeva col bene nostro, con quello di tutti. Ora le cose mutano. Voi studiate principalmente per voi. Non diciamo che alla società non sia per venire utile e onore dai bravi medici e dai bravi ingegneri; ma i bravi medici e i bravi ingegneri non mancano alla società mai, perchè ci sono sempre quelli che diventano tali per loro irresistibile incli-