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l’eroe italico 213

vemmo dal più nemico; possiamo noi abbandonarci alla dolcezza contemplativa della pace e fratellanza universale?

Io credo, o giovani, io voglio credere che il grande grido “Operai di tutto il mondo, unitevi„ sia per distruggere i calcoli degli imperii che già si formano e già minacciano e già cominciano l’opera loro. Io credo che quest’internazionalismo (e pare sulle prime assurdo) sia per proteggere le nazioni e conservarle. Chè noi non possiamo, nè altri può aspirare all’ineffabile felicità della pacificazione e unione universale a quel patto che la religione ci assegna per l’acquisto della beatitudine eterna: la morte! Noi non vogliamo morire! un popolo non può desiderare di morire! E d’altra parte è contro ciò che la scienza ha di più sicuro, affermare che l’unità umana sia per ottenersi con la fusione, dirò così, nel gas primigenio e omogeneo, sì che non ci sia più che una lingua e un popolo.

Le varietà si moltiplicano via via e non cesseranno mai di moltiplicare. Ci sono stati e ci sono e ci saranno, oh! se ci saranno, dei tentativi mostruosi, degli sforzi immani, per arrestare e cambiare la natura. Si faranno, e pur troppo già si fanno, dai mostruosi imperii tali sforzi per annullare in sè i singoli popoli. Ma non c’è forza che prevalga contro la natura! E noi vediamo già quale sarà la forza che si opporrà alla forza. Quando il più grande degli imperii, che si vanno formando, o un immenso trust di essi, si apparecchierà con la violenza dell’armi ad assoggettare e struggere e fondere... le armi cadranno a terra; e i preparati a uccidere e morire, si stringeranno le destre. E i grandi imperi sfumeranno