Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/244

Da Wikisource.
232 pensieri e discorsi

attivi, più pensosi, più solleciti guardiani e maestri; che, cosa più mirabile ancora, queste madri e questi padri pensano ai figli degli altri; che, cosa da esaltarsene in sè, quel figlio più puro dei cieli, ci sono tra gli uomini quelli che rinunziano a godere, perchè altri non pianga, a mangiare, perchè altri non digiuni, a vivere, perchè altri non muoia. Ora, come mai — quell’essere superiore esclamerebbe — come mai in questa povera razza d’esseri deboli, caduchi, efimeri, ha potuto fiorire questa pianta inseminata della volontà? come questo genere d’animali bipedi senza ali ha potuto liberarsi dai legami della egoistica e cauta e fredda ragione? Chi ha portata la pietà in terra? Quando l'homo, così sapiens, ha potuto, non in virtù della sua sapienza, ma contro contro contro la sua sapienza stessa, tanto superiore a quella degli altri animali terreni; quando l’homo sapiens ha potuto divenire homo humanus? Per qual miracolo è avvenuto in questo selvaggio pianeta, dopo il fiero regno della ragione, il dolce regno del sentimento?

Ecco l’avvento! Quel che è cominciato già, sebbene non abbia ancora conquistata tutta la terra, è il regno della pietà, cioè della volontà, cioè della libertà! Tutto lo dice e lo grida.

La pietà vuole entrare, dove le era precluso l’adito: oltrepassa le gabbie di ferro, tenta le massiccie porte del carcere, sulla cui soglia sta la giustizia in armi. “Sono vittime anch’essi, i tuoi re, o Giustizia, come le loro vittime. Portano la pena di questo movimento intimo, che ha scosso i nervi dell’antico bruto, che ha insegnato a lui spasimi e dolcezze nuove, che gli ha appreso a ridere e a piangere! È un disordine nell’anima di tutti: le fibre