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l’avvento 235


Secol si rinnova.

Ma gl’ingrati! oh! gl’ingrati! I figli di pietà o carità rinnegano la dolce loro madre! Essi dicono di non conoscere se non la giustizia, quella ferrea donna che veglia sulla soglia del carcere; che impugna anche la scure, che stringe il laccio, che sprigiona il fulmine addomesticato per dar morte a un uomo; che ha mosse tante guerre, che ha voluto la schiavitù, che persino talvolta ha esposti su o gettati da una rupe, non si sa bene, i figlioletti degli uomini! Giustizia o Carità?

Essi rispondono, Giustizia; e io dico, Carità.

La giustizia non è che a mano a mano la moralizzazione del nostro egoismo.

È cosa contingente e mutabile: non affida. Se noi dobbiamo per giustizia rispettare la vita degli uomini, come mai la giustizia non ci vieta di ammazzare il bove e l’agnello? È un sofisma questo? Eppure certe legislazioni vietavano, per esempio, di macellare bovi da lavoro, eppure certe coscienze hanno bandito dalle loro mense la carne degli animali! La giustizia presso questi individui e presso questi popoli vuole svolgersi logicamente. E dunque svolgetela anche voi, cotesta vostra giustizia, logicamente. Se il vostro sistema non si basa se non sulla giustizia, ebbene rispettate oltre il bue di lavoro, oltre il mite agnello e il festoso capretto, tutte tutte le vite: non uscite a passeggiare, per non calpestare le formiche, non vi muovete, non respirate, non vivete. La vita d’un essere è ineluttabilmente causa della morte di altri esseri.

E le piante? credete voi di cibarvene con giustizia? O non sapete che la vita è una unica; seb-