Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/297

Da Wikisource.

la messa d’oro 285

mai, e il bene facciamo sempre. E senza fatica. Chi potrebbe, in vero, avanti tale sostanza di cose sperate, preferire le vane e fuggevoli parvenze di quaggiù? Per noi questa peregrinazione di prova è senza pericoli e senza timori; questo esilio nella valle delle lagrime, noi lo dormiamo tutto sognando d’essere in patria. All’ultimo, Gesù, il Dio in procinto di svincolarsi dalla umanità e riprendere la divinità, mormorava: Passi da me codesto calice! Noi, più certi e più forti e più Dio di lui, diremo: Qua il calice della morte, che io vi beva l’immortalità! — Questo è compreso nel vostro che nemmeno avete proferito!„

Ed essi rispondono:

“Per essere cristiani, bisogna avere quella fede e quella speranza. Le hai tu?„

E io rispondo:

“Voi non richiedete in me ciò che importa più! In tutti, e sempre, voi richiedete quello che importa meno! Voi non cominciate dal principio! Voi non andate alla sorgente! Voi giudicate che un fiume è, da un poco d’acqua limacciosa e verdastra che vedete luccicare al sole; e non vi cale che ella non venga, no, da una pura polla perenne, e che ella generi i sonnolenti miasmi e le stridule zanzare mortifere! È uno stagnare dell’anima, codesto; non un correre vivo e fecondo al suo mare! Il principio, il fonte, la virtù precipua è la carità, l’agàpe, l’amore! Lo dice l’apostolo delle genti, Paolo di Tarso: Fede, speranza, carità: son tre; ma la maggiore è la carità (ad Cor. XIII 13). Date retta a colui che diceva la verità in Christo, e non mentiva, avendo il testimone della sua coscienza (ad Rom. IX 1).

Egli diceva in vero con sue alate parole: — Se