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Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/45

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il fanciullino 33

bastavano le descrizioncelle, le digressioncelle, le belle toppe rosse e gialle, per far di prosa poesia 1. Bisogna che il fatto storico, se vuol divenir poetico, filtri attraverso la maraviglia e l’ingenuità della nostra anima fanciulla, se la conserviamo ancora. Bisogna allontanare il fatto vicino allontanandocene noi 2. Volete una prova a cui distinguere la poesia dalla pseudopoesia, in siffatto genere storico? Se la narrazione, che il verseggiatore vi fa, vi commuove meno che la stessa, fatta in prosa, dallo storico e dal cronista, dite pure che il verseggiatore ha tradotto, e male; non ha poetato. E ha perduto il suo tempo e ha fatto perdere a noi il nostro.



XII.


Ma in Italia la pseudopoesia si desidera, si domanda, s’ingiunge. In Italia noi siamo vittime della storia letteraria! Per vero, nè in Italia soltanto, mi pare che delle lettere si sia ingenerato un concetto falso. Le lettere sono gli strumenti delle idee, e le idee fanno di sè tanti gruppi che si chiamano scienze. Ma noi, fissati sugli strumenti, abbiamo finalmente dimenticato i fini. Siamo agricoltori che non pensano se non alle vanghe e non parlano se non di aratri, e più delle loro bellurie che delle loro utilità. Delle

  1. AP. 15 sqq.
  2. Avete un binocolo? Puntatelo verso una campagna, verso una casa, verso un borgo. Guardate per il suo verso: ecco la prosa. Guardate all’in contrario: ecco la poesia. Più particolari nella prima e meglio distinti. Più visione nella seconda e più... poesia. Provate!