Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/83

Da Wikisource.

il sabato 71

morie della fanciullezza? più poeta di quello che noi possiamo appena sognare che si possa essere?



VI.


Il più dolce e il più bello della sua poesia sta nel rimpianto di quello stato soave, di quella stagion lieta. Stato soave, stagion lieta, se crediamo a lui che tante volte e in tante forme lo dice. Ma si può avere qualche ragionevole dubbio che fosse così. Grato occorre, dice egli stesso,

Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che tristo, e che l’affanno duri!

La qual sentenza, dell’Idillio XIV, parve al poeta troppo lata negli ultimi anni della sua vita: onde la limitò aggiungendo:

Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso.

Certamente accade in noi questo inganno continuo, che altri spiegherà, ma che tutti, credo, possono avere sperimentato: che pensiamo sempre che la felicità sia avanti noi, nell’avvenire, e proviamo sempre che è dietro noi, nel passato. Ciò in un andare di vita comune, senza scosse soverchie. Questa illusione era anche del Leopardi, poichè grato gli era di rimembrare il passato, ancorchè tristo. E più doveva ubbidirle a proposito della sua fanciullezza di piccolo trionfatore nei giuochi romani, di vincitore nei primi studi, in quanto che egli non ebbe, si può dire, che