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76 pensieri e discorsi

siamo piccoli, e ci riescono lunghissimi e insopportabili. Tu che sei grande e sicura, abbi pietà di tante miserie!„ Oh! certo il piccolo Giacomo leggeva un libretto, uno forse de’ molti della sua madre severa, così severa, che appena appena sfiorava il suo visetto sparuto con la mano offerta a un bacio; uno di quei libri, nei quali ella segnava le morti de’ suoi. Vi leggeva la terribile massima dell’Ecclesiaste: Vanità delle vanità ed ogni cosa vanità! Ma in quei primi anni che egli abbozzava l’inno al Redentore (”dice Gesù: dall’ora del mio nascimento infino alla morte mia sulla croce mai non fui senza dolore„) doveva confortarsi con l’aggiunta, che trovava nel libretto: fuorchè l’amar Dio e servire a lui solo. E amava e serviva. Ma intanto s’imprimeva sempre più nella tenera mente, disposta alla mestizia e alla devozione, “Rammenta che l’occhio non si sazia per vedere, nè l’orecchio riempiesi per ascoltare„. Ruzzava e trionfava nel giardino paterno; e non importava che Carlo facesse l’uffizio di schiavo ammonitore: esso poteva leggere nel libretto: “Non esaltarti per gagliardia o per beltà di corpo; la quale per piccola malattia si guasta e si disforma„. Ardeva del desiderio di gloria: leggeva: "Dove sono... quei maestri...? Di loro, si tace„. In verità a me par di vedere nel lugubre libretto la traccia, o volete l’embrione, di tante poesie e prose del nostro poeta. “La natura è scaltra e trae a sè molti, allaccia e inganna e sempre ha sè stessa per fine„. Indifferente di noi fa il Leopardi la natura:

 Ma da natura
Altro negli atti suoi
Che nostro male o nostro ben si cura.