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140 MARIO RAPISARDI

E le tenebre rompe e le secrete
Vigilate da Lui ore notturne;
E al suo grido fatal sorgono inquete
                    20L’ombre dall’urne.

Spezza la pietra e leva il fronte al sole,
Fenice eterna: è il dì! Ti scuoti, o inulta;
Ecco un brando, ecco un’ara: Iddio lo vuole,
                    24Sorgi, o sepulta!

Regina un dì ti salutai possente;
Su quattro mari allor libravi il volo:
Era meta l’Olimpo alla tua mente,
                    28Al brando il polo.

Chè se indi il tempo e la tua sorte e il pondo
Di tua grandezza ogni virtù t’estinse,
E al carro trionfal, ladron del mondo
                    32Quirin t’avvinse;

E di tenebra lunga indi t’avvolse
Dall’arabiche arene orda irrompente,
E brando e serti e nome e onor ti tolse
                    36Ed ara e mente;

Or sorgi! E tu che al barbaro Ottomanno
Pieghi ancora la fronte, e tu che gemi
Sotto la verga del corsal Britanno
                    40Lévati e fremi!

Pei visceri d’Europa indomito erra
Foco, che a troni e a re schiude gli avelli:
Tu non cadrai, s’è Dio nel ciel, se in terra
                    44Son pur fratelli!