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156 MARIO RAPISARDI

Le gloriose piaghe, e incerti e scarsi
Saran contro tant’oste i nostri acciari.
85Su la superba oppressa
Dogaressa invincibile dei mari
Batton l’ugna irrequete
Le teutone cavalle
Avide de le pingui insubre avene,
90E di più lungo freno impazienti
Come terribil nembo
Già irrompono frementi
A ingombrar nostre messi
E a lacerar di quest’Italia il grembo.

    95Sottesso alla secura
Ombra de la polluta arca di Cristo
Di rubelli al Signor turba s’accampa,
E tradimenti vili orde e matura.
Da barbare falangi esercitate
100Sono l’eterne mura
Che fùro un dì dei barbari la tomba;
E il pescator di Galilea la rete
Tende, ed al ciel non pesca
Tesor di penitenti alme pietose,
105Ma orride ciurme adesca
Di belve immansuete
Solo di preda e di sangue bramose,
Ed ostinato all’ultima battaglia
Contro Israele e contro a Dio le scaglia.

    110Deh, la fraterna gara
Cessi una volta, e l’interesse indegno
Di sì lunghi martíri non assonni
Il tuo cor generoso, Eridanina
Sempre donna regal, benchè ci additi