Pagina:Pensieri e giudizi.djvu/55

Da Wikisource.

PENSIERI E GIUDIZI 37

accademica e di manierata; ma chi voglia e sappia considerare le dipinture dei Camuccini e dei Carta che allora tenevano il campo, essa apparirà rinnovatrice e ribelle così per gli ardimenti insoliti nell’aggruppar le figure, per la naturalezza delle pòse, la morbidezza delle carni, la verità profonda e la somma varietà delle espressioni, come per la molteplice fantasia, per la venustà inarrivabile delle forme, specialmente muliebri, per quell’intimo poetico sentimento che prorompe dal tutto insieme non solo, ma spira dall’aria di tutti i volti, anima tutti i particolari, dà valore e significato agli accessori più minuti di ogni composizione.

E quando si pensi che sì mirabili effetti erano ottenuti senza audacie di metodi nuovi, senza stridore di contrasti, senza neppur una di quelle furberie che formano la forza e la debolezza dei dipintori odierni, ma tutto conseguiva il Rapisardi, conformandosi scrupolosamente ai vecchi precetti, coi mezzi che allora dispensava la scuola, a via di gradazioni, di sfumature, di velature, non si può non ammirare la forza geniale dell’artefice che seppe in tanta angustia di formole esprimere una sì varia e soave fioritura di fantasie, circoscrivere in tanta purezza di linee una sì ricca esuberanza di sentimenti, essere rigido insieme ed elegante, classico e romantico, a un tempo.

Nella pittura del nostro Rapisardi io vedo come un anello di luce che unisce la vecchia alla nuova scuola, il reale al fantastico, il cielo delle