Pagina:Per il testo della Divina Commedia Barbi, 1891.djvu/19

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tradizione, la quale non senza grave danno verrebbe trascurata nella costituzione definitiva del testo? E poi ci assicura forse questo metodo d’eliminazione che tutti quelli stabiliti dal Täuber siano capostipiti? Tali sono per lui tutti quelli che in tutta una data serie di passi sono d’accordo, caso per caso, con una maggioranza di codici. Ma oltre che quei supposti capostipiti possono avere nei passi non saggiati, i quali sono senza confronto in maggior numero, varianti che, secondo il metodo usato dal Täuber, li riducano alla condizione di codici derivati, il criterio del numero non è valevole argomento per giudicare della primitività di una lezione, poichè la frequenza d’una variante (come pure nota il Moore a pag. XXVI) dipende da una mera combinazione d’accidenti, cioè 1) se essa sia stata introdotta da un copista più antico o che abbia trascritto più volte la medesima opera, 2) se il manoscritto che conteneva quella variante sia stato copiato spesso o di rado. Cosa derivò dall’applicazione del criterio numerico del Täuber? Che la famiglia di quei del Cento, la quale, per esser composta di molti individui, si moltiplicò potentemente, ha fatto eliminare tutte le altre tradizioni, ed è rimasta sola a fornire i capostipiti. Del qual risultato pochi, credo, rimarranno appagati.

Nè di più sicura riuscita è la proposta fatta dal Negroni; la ragione della quale posa nel convincimento che soltanto dopo la metà del secolo XIV il testo della Commedia cominciasse ad alterarsi. Il che, prima di tutto, non ha la conferma di un rigoroso confronto tra una serie di codici appartenenti sicuramente alla prima metà e una serie consimile della seconda; nè si può dar ragione che pienamente appaghi, del perchè gli amanuensi trascurati e ignoranti