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conforti. 215


Angiolino, che non voleva morire così giovane, si lamentava nella febbre: — Mamma, perchè m’avete messo al mondo? Tale e quale come gli altri suoi fratelli morti prima. La mamma, allampanata, non sapeva che rispondere, dinanzi al letticciuolo. Avevano fatto l’impossibile; s’erano mangiato il cotto e il crudo: brodi, medicine, pillole piccine come capocchie di spilli. Arlìa aveva speso tre lire per una messa, ed era andata ad ascoltarla ginocchioni in S. Lorenzo, picchiandosi il petto pei suoi peccati. La Vergine nel quadro sembrava che ammiccasse di sì cogli occhi. Ma il Manica, più giudizioso, si metteva a ridere colla bocca storta, grattandosi la barba. Infine la povera madre afferrò il velo come una pazza, e corse dalla donna dell’uovo. Una contessa che voleva tagliarsi i capelli dalla disperazione dell’amante ci aveva trovata la consolazione.