Pagina:Percoto - Sotto l'Austria nel Friuli, 1918.djvu/33

Da Wikisource.

— 25 —

cagione degli stenti e della miseria? Lascia che venga l’inverno!... —

Entrò nella stanza la figlia della padrona di casa, e con bel garbo condusse le donne e i fanciulli in cucina a far colazione. Mentre le due cugine mangiavano, la Mariuccia attaccò discorso del fidanzato e Oliva mostrò la più schietta contentezza per la fortuna che toccava alla ragazza. Finita la colazione, salirono nella cameretta di Mariuccia, che mostrò alla cugina quel po’ di corredo che si era preparato, e intanto cercava fra quelle robe se vi fosse qualche cencio pe’ bambini e uno straccio di camicia per lei. Mentre tutt’e due osservavano quei capi di abiti e di biancheria, Oliva scòrse la coltre accuratamente piegata in quattro in fondo all’armadio, e afferrandola con le mani tremanti, la spiegò tutta, esclamando meravigliata:

— Ma questa è la mia coltre!

— Vostra? — domandò Mariuccia non meno stupita.

— Eh, mio Dio! non vuoi che la riconosca, se l’ho cucita con le mie mani? Aspetta, aspetta.... Cotesta — aggiunse — è la coperta del mio letto matrimoniale.... Ma come va questa faccenda?... E questo, se non isbaglio, è il traliccio della mia materassa. Non ho mica le traveggole, sai: questa è tutta roba mia....

— Come diamine volete che sia vostra, se io l’ho comprata?... — Ma l’altra, fuori di sè per la contentezza, non l’ascoltava. Tutta rossa in viso, piangeva, rideva, baciava or l’una or l’altra di quelle stoffe.

— Chi mi avrebbe detto — esclamava — che avrei ritrovate qui le mie povere robe che ho tanto