Pagina:Percoto - Sotto l'Austria nel Friuli, 1918.djvu/46

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di Strada. Sulla porta, colla testa china e tutta chiusa nel suo ampio fazzoletto a croce, stava la Mariuccia, che nel suo dolore li aveva seguiti a Gorizia, sperando, l’ingenua, di poter salvare l’amato giovane, se non altro, a forza di lagrime.

— Ma vi ho detto e ripetuto che questo non è il momento di disturbare i padroni! Or via, capitela una volta, e andatevene in malora! — brontolava il cameriere. — Sono tre lunghe ore che si aspetta qui coi cavalli attaccati, e adesso che la signorina s’è finalmente alzata, ci vorrebbe proprio quest’altro impiccio per far perdere altro tempo! —

In quella il barone scendeva le scale. La donna corse a baciargli la mano, e tutta lacrimosa gli narrò del figliuolo.

— Oh! oh! — diss’egli — ma che cosa v’immaginate? ch’io possa farlo restare a casa quand’è l’Imperatore che lo chiama?

— Oh, signor barone! Ella che ha tante conoscenze a Vienna.... una sua parolina ce Io salverebbe di certo, come già anni fa fu salvato il figlio di Piero!...

— Erano altri tempi, buona donna allora. Adesso si tratta di servire la patria.... E poi, la vita del soldato non è mica così disgraziata come si crede. Egli, vedo, è un bel giovane robusto.... Fatti in qua — disse il barone a Vigi, che, levatosi il cappello, si avvicinò tutto rispettoso. — Perdinci! — soggiunse — ha una figura da vero granatiere. Su via, giovinotto, coraggio! —

Ma egli accorato guardava la Mariuccia che a quelle parole scoppiò in un dirotto pianto.

— Eh! non bisogna badare all’amorosa — aggiunse ancora il barone. — La fortuna va pigliata