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Pagina:Percoto - Sotto l'Austria nel Friuli, 1918.djvu/48

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nell’anima e disposto a dar prove non indegne dell’austriaco valore.

Il barone, dopo avere accompagnato la nipote, se ne tornava contento dal piccolo viaggio, e tanto più perchè era riuscito a rallegrarla alquanto in quei tre o quattro giorni ch’egli si era trattenuto in quella sua romita villetta abitata da soli contadini. Ma aveva dovuto starsene affatto digiuno di notizie politiche e di notizie della guerra ed era impaziente di conoscerle, specialmente le seconde.

Nell’attraversare la strada postale, si ricordò che proprio in quel giorno alcuni graduati austriaci, tra i quali un generale suo amico ch’era alla direzione del blocco di Palma, dovevano trovarsi a pranzo in un villaggio vicino, in casa d’un conte suo congiunto per festeggiare la guarigione del nipote del maresciallo S*** che ferito sotto Udine, era stato trasportato là, e ordinò al cocchiere di dirigere a quella volta i cavalli, proponendosi di godere anch’egli di quel lieto convegno e sperando di avere da loro informazioni precise intorno agli avvenimenti degli ultimi giorni. Ma non aveva fatto due miglia, che dovette fermarsi. Una quantità di gente ordinata in lunga processione, col capo scoperto e alternando divote salmodie, gli veniva incontro proprio per la strada ch’egli doveva percorrere. Erano i superstiti, scampati all’incendio di Jalmicco, che trasportavano l’immagine della Madonna e le reliquie dei loro Santi nella chiesa del vicino villaggio, dove un buon prete aveva potuto ottenere che venissero raccolte e conservate. Appena avuta notizia di quel permesso, tutti quei profughi erano accorsi da ogni parte a ricercare tra le macerie quelle cose sacre e venerate, e nel trovarsi li riuniti sulle rovine dell’amata terra natale, nel rivedersi dopo