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IX.
Dio non paga il sabato.
L’Oliva era andata a visitare sua cugina Mariuccia. La povera fanciulla non aveva saputo vincere il dolore che le aveva cagionato la partenza del suo Vigi. Se al primo accorgersi del suo amore, ella aveva tanto patito per paura di una passione infelice e contrastata, dopo, quando vide appianate le difficoltà, vi si era abbandonata con tutto l’impeto della giovane anima, ed amava come si ama una sola volta nella vita, di quell’amore che ha due sole uscite: o possedere o morire. Quando quella leva inaspettata le portò via il giovane amato, ella si senti come annientata, come percossa dal fulmine. Ogni suo sogno di felicità, ogni sua speranza venivano miseramente distrutti, ed ella tornava ad essere per lungo tempo e forse per sempre la povera serva di prima. Indarno cercava persuadersi ch’egli sarebbe potuto tornare a casa, fedele alle sue promesse: otto anni di servizio militare, otto anni di separazione erano per lei una condizione terribile.... E poi c’era la guerra di mezzo; la guerra che il suo Vigi andava a combattere in paese lontano, senza di lei, lontano da lei!... E se una palla lo colpisse!... Che cosa avrebbero valso allora le promesse del barone ch’ella ricordava non altrimenti che come una crudele ironia? Più morta che viva, ella lo vide partire, e la speranza d’un fortunato avvenire di cui il fidanzato le fe’ cenno nell’ultimo addio le accrebbe il martirio. Cominciò e dimagrare e divenne