Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/12

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che appena si può chiamare marmo. Sta un’abbondante miniera di bianchissima marmorina ne’ monti della pieve di Arsio, che meriterebbe miglior destino. Nella pieve di Dambel sopra il Villaggio una miniera di pietre da falce, abbandonata atteso il poco lucro; e in Proves pieve di Revò una miniera di stucco. Nella Val di Sole poi da una miniera di Comasine si scava del ferro in pietra, e nel forno si cola.

L’opportunità de’ monti porta un gran profitto alle Valli, che è quello del bestiame, di cui, oltre il proprio uso, notabilmente ne avanza da vendere a’ confinanti Italiani, e per tal fine fra l’anno si tengono diversi mercati. Il cavallo riesce picciolo; più bello il mulo, e l’asino: il bestiame bovino moltiplica assai bene; come pure la pecora, ma più di tutto la capra. Un considerabile vantaggio ne viene dalle Api, il di cui frutto oltre il consumo nel paese, in una non mediocre quantità di barili se ne spedisce al di fuori.

Ma il principale fondo di commercio cogli esteri si è quello della seta, che riesce a perfezione, atta a qualunque manifattura: si spedisce in Amburgo, in Londra, e altrove, e per essa entrano molte migliaja di fiorini. Non è però universale; perchè in luoghi troppo frigidi l’impianto de’ gelsi non ha buona riuscita, e nella pieve di Malè si è tentato senza profitto. Questo albero siegue un clima comune a quello della vite. Quando siasi qui introdotta l’impiantagione de’ gelsi, e per conseguenza i bachi della seta, non è facile il determinarlo. Certo è, che il Pincio scrittore Mantovano, che pubblicò la sua opera nel 1546, quantunque faccia menzione de’ prodotti della Val di Non, di questo non ne parla. Non doveva forse in allora essere di gran rimarco neppure nel distretto Trentino. La prefazione, che si premette al Concilio di Trento ove si descrive la Città, porta veramente, che vi si trovavano degli edilizi di Seta; 1 ma l’edizione di Paolo Manuzio, che tiene l’Autore, dell’anno 1566, dedicata al Cardinale Moreno Legato del Concilio, mette Ædificia silicea, che sarebbe tutto diverso dalla seta. Fu il lusso, introdotto negli ultimi secoli, e l’apertura del commercio, che rese preziosa, e ricercata questa merce, e però diede anche qui la spinta alla piantagione di gelsi, alla coltura de’ bachi, e alla fabbrica della seta.

A tutto questo si aggiunge, come cosa di molta importanza per utile del paese, che un gran numero della gente di lavoro avvicinandosi l’inverno si spargono per l’Italia esercitandovi varj meccanici mestieri, e quelli della Valle di Sole l’arte, e il traffico di rami, finchè ritornano in primavera a travagliare nelle loro terre, risparmiando in tal modo il vitto per il tempo della loro assenza, e recando del danajo, frutto delle loro fatiche: senza parlare di tanti che nell’autunno, e nella primavera travagliano nel tratto Attesino. E molte anche delle persone di studio, oltre il

  1. Il Vescovo Udalrico de Liechtenstein l’anno 1499 concesse il privilegio a un Maestro di venire a Trento, e fabbricare Velluto, ed altre cose di Seta. Notizie Trentine Vol. III. pag. 169.