Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/150

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La Valle di Sole, in latino Vallis Solis, ed in tedesco Sulzberg, forma il terzo quartiere; confina a mattina colla Valle di Non, da cui è separata per mezzo del torrente Pescara. Pretendono questi popoli di essere menzionati nel citato trofeo di Augusto riferito da Plinio sotto il nome di Focunates; giacchè dicono esister tutt’ora il residuo d’un Villaggio una volta grande, denominato Fucine; ed altresì in molti altri luoghi, come a Dimaro, Mezzana, e Vermiglio, si ravvisano le reliquie d’antichi forni per colar il ferro, e delle fucine per lavorarlo. Il Cluverio 1 nell’Italia antica colloca quì li Rugusci, popoli alpini nominati nel trofeo, e soggiogati sotto Augusto. Resta incerto l’antico nome, ma non già il dominio romano sopra questa Valle, perchè situata tra li Camuni, ossia Val Camonica, e li Nauni, ed alle fauci delle alpi retiche, da’ moderni col citato celebre geografo ora chiamate trentine. La popolazione di questa Valle, se la si separa da quella della Valle di Non, viene calcolata a quattordicimila abitanti circa. Giace in buona parte in pianura; ma soggetta a frequenti inondazioni di rapidi torrenti: non produce grano al bisogno della popolazione; ma abbonda di pascoli. L’industria degli abitanti di partire nell’inverno, e passare nell’Italia, onde sostentarsi, produce l’effetto che circola più danaro; cagiona però qualche sconcerto nel sistema morale, e generalmente sono inclinati al metodo italiano. Non cresce vino, che nella Pieve di Livo: alla gente di agricoltura conviene cibarsi molto di latte, che serve anche di bevanda, e le acquavite di corroborativo: sono assai attenti alla coltura de’ prati per far allievi di bestiami d’ogni specie, ed economi nel vivere. Il clima è assai rigido, ma più nella Pieve d’Ossana, ove frequenti anni cade la neve in tanta quantità, che dal gelo rassodata, appena nelle pianure si squaglia alla metà di Aprile, senza parlare delle alte montagne, ed alpi, ove la vetretta è per così dire perenne. I torrenti producono pesci squisiti, che sono le trote, ma in poca quantità: la moltiplicazione di questa specie viene rovinata dalle frequenti inondazioni, e dall’avidità de’ pescatori, che colle reti pigliano i pesci minuti. Nelle selve generansi li selvatici descritti nell’Introduzione. Legnami ve ne sono d’ogni sorta; ma faticosa, e difficile è la tradotta de’ medesimi. Non mancano malghe, ove fassi un ottimo burro, che sì spedisce a Trento, ed in Val di Non; non così perfetto è però il formaggio. Si fabbrica un’altra spezie di formaggio col latte di pecora, e di capra detto Casati: quelli di pecora particolarmente vengono con avidità ricercati fuori del Paese.

La Pieve d’Ossana è la più ragguardevole, sì per la sua estensione, che per la popolazione della Valle; la sua vastità è di cinque ore circa in lunghezza, e conta seimila abitanti, che occupano vent’uno Villaggi tra grandi e piccioli. Vi si nota Vermiglio, ultimo Villaggio, che distende il suo distretto fino al monte Tonale, da cui è distante due ore, il quale divenne memorabile dopo

  1. Lib. cap. XV. §. V. e cap. XXII. §. VI.