Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/49

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fedeltà, al qual fine nelle Valli dell’ Anaunia, e di Sole venne Francesco di Castell’ Alto. Ma i rustici ricusarono di prestar questo giuramento; e perchè si facevano loro delle aspre minaccie moltiplicarono gli eccessi, e si unirono per assediare, e dar l’ assalto alla città, la quale con soccorsi ricevuti, e colla saggia condotta del governo, fu posta in istato di difesa. I rustici tumultuanti erano già sotto le mura, quando fu tesa loro una imboscata, e con una precipitosa sortita dalla parte della porta dell’ Aquila furono sbaragliati per modo, che perduta ogni speranza restarono interamente avviliti. Il magnanimo Vescovo si compiacque di concedere un generale perdono eccetto i capi, i quali furono poi condannati a diversi supplicj. Nell’ Anaunia il fermento perseverava, e le genti di queste Valli avevano presidiato il passo della Rocchetta per impedire l’ ingresso alle truppe. Ma esse presero altre vie, e penetrarono nelle Valli: occuparono Revò, e fatti prigionieri i capi, li spedirono a Trento, dove parte furono decapitati, e parte condannati a minori pene; e in questo modo l’ Anaunia, e tutto il Principato ritornò all’ obbedienza del suo Vescovo, e la città fu liberata. I rustici spedirono al Vescovo i loro deputati in attestato della loro umiliazione: il Vescovo benignamente li accolse: raccomandò a tutti la subordinazione, e fedeltà, e li assicurò, che avrebbe messo in dimenticanza i passati delitti, e così ancora entro lo stesso anno 1525, in cui era incominciata, terminò la guerra rustica sul Trentino. E mercè la provvida attenzione del Vescovo non penetrò nella sua diocesi neppure verun seme delle eresie, che laceravano l’ Impero Germanico.

Calmate così le cose, il Principe Vescovo l’ anno seguente partì per Vienna lasciando in sua assenza all’ amministrazione Francesco di Castell’ Alto capitano della città, Niccolò di Neuhaus canonico, Antonio Queta cancelliere, e due altri. Questi coll’ ajuto di altri dotti soggetti compilarono lo statuto, che fu pubbicato l’ anno 1527 diviso in tre libri. La prima parte riguarda le cose civili, e favorisce l’ agnazione, i casi minuti indecisi in questo nuovo statuto lasciando che si spieghino, e decidano colle leggi romane, le quali erano già prima introdotte, come si raccoglie dalla prefazione. Nel primo capo fu ordinato al Pretore di sopprimere le discordie, e nel suo ingresso all’ ufficio scacciar subito i banditi dalla città, stabilimento corrispondente alla pace pubblica sanzionata nella dieta di Wormazia nell’ antecedente articolo accennata, e conducente a rimuovere le private guerre, e conservare la pubblica tranquillità. Il secondo libro contiene regolamenti politici: ed il terzo le pene criminali; si proibisce in esso incitare le genti alle armi, e si stabilisce pena contro quelli, che saccheggiano, nominandosi in questo capitolo il diritto comune, che doveva essere prima quì adottato. Vero è, che le pene erano fissate la maggior parte in danaro, quasi che i delitti dovessero essere un patrimonio del Principe; ma ci saranno in quei tempi state delle buone ragioni di così stabilire, e potrebbero essere reliquie delle leggi longobardiche, dove le pene erano per lo più pecuniarie. Molti capitoli di questo statuto furono di poi spiegati, e riformati da’ susseguenti Principi Vescovi, e vi furono inserite delle ag-