Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/86

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Metropolitana di Salisburgo. Il di lui cadavere fu trasferito a Trento, e depositato nella chiesa di San Martino, venne colla solita funebre pompa trasportato nella Cattedrale, e dopo essere stato esposto tre giorni fu sepolto nella tomba vescovile. Non tardò il Capitolo di pensare all’elezione del successore, la quale seguì il 2 Aprile, con universale soddisfazione caduta nella persona di monsignor Suffraganeo, Vescovo di Jasso in Palestina, e Canonico della Metropolitana di Salisburgo, Emmanuele Maria de’ Conti di Thunn di Castel Brughiero, nato in Trento li 28 Marzo 1763. Pochi sono gli esempj nella Storia Trentina, che Canonici in età così verde siano pervenuti al Vescovato. Ma lasciando queste cose passeremo a descrivere brevemente le calamità che in questo anno afflissero il Tirolo, ed il Trentino ed anche le nostre Valli.

Per quale sconcerto politico si sia ritirata la Russia dalla coalizione contro la Francia, è a noi ignoto: bastandoci di dire, che l’armata russa nella primavera di questo anno per la strada di Moravia fece ritorno nei rimotissimi suoi paesi. L’Arciduca Carlo anch’egli prese congedo dalla vittoriosa armata austriaca, da quanto si pubblicò, per attendere alla sua sconcertata salute, e si recò in Praga, lasciando in tutte le sue truppe sommo rincrescimento per la mancanza della sua persona. Gli fu sostituito il maresciallo Barone di Kray richiamato dall’Italia. Questi aveva veramente fatta in quelle contrade una gloriosa, e memorabile campagna. Ma da che assunse il comando dell’armata di Germania, si ritrovò abbandonato dalla fortuna. Forse che il dispiacer dell’armata per la partenza dell’Arciduca, che rammemorava come amoroso padre, diminuì al Kray la confidenza delle truppe, e per avventura anche la subordinazione de’ comandanti, con gran vantaggio per l’armata francese comandata dall’attento, ed esperto generale in capo Moreau. Intanto in Italia per terra dagli austriaci, e dagl’inglesi per mare veniva investita Genova, nella quale era rinchiuso il generale Massena, che si sostenne sino all’ultimo segno sulla speranza di prossimi assicurati soccorsi dalla Francia, alla quale doveva premer il mantenimento di questo passo, e porto, perchè le sue armate non si ritrovassero costrette ad abbandonare interamente l’Italia. Il Direttorio francese si era ben avveduto, che la spedizione del generale Bonaparte in Egitto aveva messa l’armata d’Italia in una spezie di languore: perciò aveva spediti ordini secreti per il suo ritorno. Infatti egli col generale Alessandro Berthier suo ajutante all’improvviso nella primavera di questo anno sopra un naviglio neutrale, non conosciuto, e sfuggito alla vigilanza inglese, approdò ne’ porti di Francia: e giunto in Parigi fece stupire in modo, che in varie parti d’Europa non si voleva credere questo impensato ritorno, finchè strepitosi fatti lo confermarono. Osservava egli in Parigi uno stretto ritiro, meditando con occhio filosofico il successo, ed il modo di nuovamente ricuperare lo splendore perduto nella passata campagna, ed ordinata per tutta la Francia una coscrizione generale si formarono de’ corpi di riserva pronti alla spedizione tanto per l’Italia, che per la Germania. Rivoluzionato indi il Direttorio francese, che fu convertito in Consolato, venne