Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/127

Da Wikisource.

— 119 —

possa quel corpo albergare l’anima di una bimba o di un bimbo affamato, e per questo il micio è amato, accarezzato e rispettato.

Quando il piccolo fellah non è più in età di fare il guardiano e il compagno del gatto, trova un altro compagno nel goffo bufalo, al quale monta a cavallo e da esso si fa portare nel fiume. In quell’età è mandato in una scuola elementare araba, dove impara a leggere, a recitare il Corano, e un poco a scrivere, dopo di che deve incominciare a provvedere alla propria esistenza, lavorando nei campi di cotone, o alla costruzione delle dighe e degli argini per trattenere le acque del Nilo, che in certe date stagioni inonderebbero tutto il paese, o aiutare a far la sementa, quando le acque si sono ritirate dai campi. Talvolta lavora alla shadof, una macchina che serve ad alzare l’acqua. Qualche volta fa pure il venditore ambulante o il conduttore d’asini nelle strade della città.

Il conduttore d’asini incomincia sempre la sua quotidiana occupazione facendo molto rumore, gridando e arrabbiandosi. Egli mescola all’arabo molte parole straniere, e si tiene in gran conto, perchè sa usarle alla peggio. Al suo asino stesso rivolge la parola in quella lingua mista di tutte le lingue, che si parlano in Oriente, e che suona tanto male ai nostri orecchi.

Quando il conduttore è giunto a convincere un franco (europeo) di servirsi del suo asino, incomincia a frustarlo, a incitarlo ed a gridare ai pedoni di scansarlo se non vogliono rimanere schiacciati. Agli uni grida yemeneek! (a destra!) agli altri shimalek! (a sinistra!) e con la sua voce gareggia con quelle dei venditori delle piccole strade, i quali urlano a gola squarciata, offrendo arancie, cocomeri e rose che «fioriscono per la dolcezza del profeta!»