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padre gl’insegna a guidare un canotto o Kyak, fatto di legno e coperto di pelli, o a gettare l’arpione alle foche e ad altri animali di quel genere. Questo tirocinio dura diversi anni, durante i quali il bimbo impara pure a guidare la slitta tirata dai cani, che pare cosa facile a prima vista, ma che offre invece molte difficoltà, perchè i cani sono ribelli e non vogliono tirare veicoli.

Il ragazzo eschimese crede di aver appagato la sua ambizione quando ha ucciso un orso, e gli uomini della sua tribù allora lo stimano adulto. Le bimbe eschimesi rivolgono invece alle faccende domestiche tutte le loro cure; e siccome non ci sono scuole nè giorni festivi, così esse imparano ad aiutare i genitori in ogni cosa. Gli eschimesi della Groenlandia sono un popolo operoso, e fra di loro l’ozio è riprovato moltissimo.

Ora parliamo degli indiani dell’America settentrionale.

Il piccolo indiano dell’America settentrionale è posto, appena nasce, in una culla fatta con ogni cura dalla madre. Non tutte le tribù indiane usano una medesima culla, ma l’esempio di una di esse può servire come tipo generale dalla Russia americana alle provincie meridionali del Messico.

Quella culla, veduta specialmente quando vi è il bambino dentro, non farebbe credere che la povera creatura potesse starvi comodamente, poichè essa è appesa e il bambino pare impiccato. Quella culla consiste in una tavola ovale, dalla quale da una estremità esce fuori la testa della creaturina, che sta rinchiusa e ferma mediante una coperta che avvolge la tavola e si affibbia sul davanti.

Il bimbo peraltro non sta male. Lo sorregge un legaccio fermato al dorso, e la tavola è coperta da molte pelli, che rendono soffice quel giaciglio; naturalmente è la mamma