Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/180

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Le mamme farebbero di tutto per vederli risanati, ma credono che l’incantatore solo abbia il potere di guarirli, cacciando dal loro corpo lo spirito infernale con incantesimi e scongiuri.

Quando viene lo shaman o shamman (il mago o la maga) e se la natura non l’aiuta il bimbo è perduto irremissibilmente. Il mago incomincia a gridare, brucia dinanzi al bambino legna ed erbe, e lo fa quasi diventar pazzo. Se dopo questa cura il bimbo vive, sopporterà certo ben altre malattie più serie. Il più delle volte peraltro muore, e i genitori sono tranquilli per aver fatto quello che potevano.

Viva o muoia il bambino, il mago è sempre egualmente lodato e tenuto in alta considerazione, poichè ha osato affrontare lo spirito maligno. Date queste circostanze, non è da far le maraviglie se il bambino indiano cresce forte e preparato ai duri lavori che gl’incombono, dopo aver superate gravissime malattie.

Supponiamo che il bambino indiano sopravviva ai mali che lo minacciano nell’infanzia, e occupiamoci di quel che farà se è maschio o femmina.

Il maschio, fra gli indiani, è destinato a divertirsi; la femmina a lavorare. Gli indiani cacciano, pescano, si battono, si esercitano nel maneggio delle armi, ma non lavorano, poichè il lavoro spetta alla donna.

Il bimbo indiano è molto vispo, e fa quel che gli piace. Dal giorno in cui può staccarsi dalla sottana della mamma diventa selvaggio. Va dove gli pare e quando gli pare. La mamma, non fornendolo di vesti, non ha per conseguenza paura che le guasti o che si faccia strappi nei calzoni; così non sente rimproverarsi per avere gettato il cappello in mare o per aver lasciato un brandello di giacchetta ad un chiodo; no, il bimbo indiano è libero come gli uccelli,