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Tre o quattro ragazzi sono collocati dai due lati di un asino o di una mula, e il ragazzino che li conduce cammina generalmente da una parte, incitando l’animale.

Tutte le mule hanno un nome, e il conduttore parla loro come se lo capissero.

— Via Antonia, — dice per esempio — che cos’hai nella testa? Non sai che i ragazzi debbono essere a scuola alle nove? Via, sbrigati. —

E la mula affretta per un momento il passo, ma subito riprende l’andatura di prima.

Le mule hanno il piede sicurissimo e camminano sull’orlo dei precipizi con le due ceste attaccate dai lati del basto, senza che ci sia pericolo che cadano. I montanari hanno tanta stima di quelle brave bestie, che collocano i bambini piccoli nei panieri per andare da un villaggio nascosto nelle montagne ad un altro.

Che belle cavalcate che fanno quei bambini! Non si curano di ammirare la bellezza dei monti rivestiti di neve e sono troppo piccini per capire qual pericolo correrebbero se la mula mettesse un piede in fallo. Tutta la loro attenzione è attratta dal cane che corre avanti e dalla mula che affretta il passo quando si sente toccare dalla frusta.

Quei mulattieri hanno una stima illimitata delle loro bestie.

Si dice che un arciduca austriaco viaggiasse nelle montagne della Spagna e avesse gran paura vedendo la sua mula che aveva i piedi sull’orlo del precipizio.

— Amico, — disse alla guida, — se non fate attenzione alla vostra bestia, fra poco saremo tutti in fondo ad un abisso.

— Non si sgomenti, — rispose tranquillamente la guida, seguitando a fumare la pipa, — la mia bestia ha più criterio dì lei. —

La risposta non fu cortese.