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Naturalmente alcune capanne sono più pulite delle altre, secondo l’indole delle famiglie che le abitano. L’izba riprodotta nella illustrazione che va unita a quest’articolo, nonostante la sua grande semplicità, nonostante che vi stieno ragazzi e polli, ha una certa aria di benessere, e il trogolo da lavare, collocato accanto all’uscio, indica nella madre di famiglia una certa tendenza alla pulizia.

Quando il muschik sta bene, la sua izba rivela una certa pretensione alla comodità. Allora nell’izba ci sono due finestre e un vecchio scenario ad una delle estremità della stanza, nasconde appena un vecchio canapè che somiglia a un letto. Allora ci sono pure ceste o casse dipinte contenenti i tesori della famiglia, come vestiti e denaro, ma sugli scuri tronchi d’albero che tengono luogo di muro, non c’è traccia di pialla nè di pennello, e degli eserciti interi di grossi ragni e di tarakans (scarafaggi neri) vi passeggiano tranquillamente in ogni direzione.

Iwan non fa attenzione nè ai ragni nè ai tarakans; forse li crede necessari all’esistenza; non si cura neppure del bastone. Difatti, c’è un proverbio russo che dice: «Il ragazzo o l’uomo che è stato ben bastonato vale quanto due che non sono stati mai bastonati» e ce n’è un altro che dice: «Non ci sono che i padroni pigri che non battono i loro servi.»

Il piccolo muschik è molto pulito — una volta la settimana. La religione russa vuole che ogni seguace suo faccia il bagno una volta la settimana, e questa prescrizione è generalmente osservata. Però, fra settimana, non si lava mai e dorme vestito.

Il bagno del piccolo Iwan sarebbe un vero tormento per un bambino italiano. Prima è messo in un buco sotto la stufa in uno dei bagni a vapore costruiti rozzamente nei