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Pagina:Perodi - Il Principe della Marsiliana, Milano, Treves, 1891.djvu/11

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lato, come so parlar io, non fo per vantarmi, sa, e ebbi detto che bevessero pure senza pensare al conto, tutti convennero che era meglio votare per Sua Eccellenza, che almeno aveva dato prova d’essere liberale in Campidoglio, piuttosto che per quel clericalone del de Petriis, che non ha mai fatto altro che portare la mantellina dei fratelloni dell’Angelo Custode, impiastricciare i cocci, e imbrogliare i forestieri.

— Bravo Scortichino! — disse il Rosati con fare di protezione battendo sulla spalla al ricco oste. — E qui che notizie ci sono? — domandò a un uomo alto con una lunga barba e due occhi mansueti come quelli di un agnello.

— Qui, trattandosi di un principe ci pensano due volte, — disse il sor Domenico, uomo popolarissimo, che vantava ancora l’amicizia di Garibaldi, si ricordava del Vascello e parlava dell’eroe con le lagrime agli occhi. — Qui ci vorrebbe qualcosa per ismuover questa gente, qualche colpo che rendesse popolare il principe della Marsiliana.

— E quale, per esempio? — domandò il Rosati infilando il braccio in quello del sor Domenico e guidandolo in disparte.