Pagina:Perodi - Il Principe della Marsiliana, Milano, Treves, 1891.djvu/251

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prenderla alla sprovvista, ma onestamente, sotto l’egida del padre di lei, come un amico che chiede all’amica una parola affettuosa, una stretta di mano e l’oblio di una aberrazione, di una colpa di cui sente la vergogna e il pentimento.

I camerieri dell’albergo entrarono portando i grandi vassoi con le argenterie, le bottiglie e i piatti, e don Pio si sedè a tavola tranquillo e lieto come uno che sente il ritorno della vita, che sente la primavera dell’anima vivificarlo col soffio caldo della speranza.

Durante il pranzo, che era servito dal cameriere dell’albergo, Giorgio entrò recando un quadro di piccole dimensioni avvolto nella carta e un biglietto. Il principe indovinando chi era che gli scriveva, stracciò la busta, si mise la lente all’occhio, e lesse:

“Al principe della Marsiliana, a un amico di Maria, — scriveva il Rossetti, — non saprei offrire un ricordo più dolce della mia Venezia, che il ritratto della mia bella e buona creatura, dipinto da me quand’ella era uno dei fiori più belli della Laguna. Io spero che il principe vorrà gradirlo perchè è offerto col cuore. Non è l’opera di un artista; è il lavoro di un padre, che ha un culto per la figlia e benedice tutti coloro che le vogliono bene.„