Pagina:Perodi - Il Principe della Marsiliana, Milano, Treves, 1891.djvu/269

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Stampa ovunque lo conduceva l’abitudine, e la sua faccia emaciata, tutta la sua persona infloscita, cadente, erano guardate con la stessa cinica compassione con cui si guardava quell’ammasso di macerie annerite che occupavano il posto dove l’elegante teatro sorgeva un tempo: e della prossima fine del principe della Marsiliana si parlava da tutti, come si parlava della imminente, irreparabile rovina del patrimonio Urbani.

Ubaldo e il Rosati prepararono d’accordo il campo per l’elezione di don Pio, e senza che egli avesse nessun fastidio si vide eletto a grande maggioranza. Essi avevano rimesso avanti l’idea della ferrovia in Trastevere, e nonostante che le costruzioni rimaste a mezzo, l’abbandono desolante in cui erano lasciate le vaste estensioni di terreno fuori di Porta Portese, dicessero che quell’idea era abortita, pure gl’illusi, quelli che hanno sempre bisogno di una divinità da adorare, e che, abbandonata la religione, non possono più accendere il lume alla Madonna e mettono sull’altare del patriottismo un candidato da strapazzo, quella schiatta di adoratori cantarono con voce altissima le laudi dell’operoso principe della Marsiliana. Essi lo dipinsero ai loro amici come un modello di signore