Pagina:Perodi - Il Principe della Marsiliana, Milano, Treves, 1891.djvu/49

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muovere da quello stesso palazzo per andare a difendere il Castello della Marsiliana, minacciato dai Colonna; gli pareva di vederlo attaccare violentemente nel Concilio di Trento le dottrine di Lutero, gli pareva di vederlo circondato di artisti insigni e di dotti discutere argomenti di arte e di letteratura in mezzo a quella corte geniale che aveva saputo formarsi d’intorno, e alla quale aveva commesso le opere d’arte che ornavano il palazzo, e la ricerca delle preziose antichità e dei libri rari che facevano non solo di quel palazzo, ma anche delle ville sontuose di casa Urbani altrettanti asili della bellezza artistica e della sapienza umana.

Quel sentimento della sua piccolezza si traduceva in una sensazione fisica, e don Pio si rannicchiava sulla poltrona, palpava le esili braccia, senza distoglier l’occhio dal quadro, e stabiliva involontariamente un confronto fra le membra muscolose e potenti di quel porporato, e sè stesso. Allora lo vinceva un senso di doloroso sgomento. Quel nome che portava parevagli un pondo troppo immane per le sue deboli spalle, e si pentiva di aver fatto un primo passo nella via pubblica, appunto perchè sentiva di non poter su quella lasciare nessuna orma profonda, rico-