Pagina:Pertusati Teodoro Della scienza e di Cesare Beccaria 1870.djvu/19

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Niuno, a mio avviso, vorrà porre in dubbio, come la ginnastica severa dei matematici gli dovesse acuire l’ingegno e deporlo opportunamente alla scoperta di nuove verità, tolte le scienze, lo ripetiamo, sono sorelle, e si porgono vicendevolmente la mano.

Uscito di Collegio, s’applicò allo studio delle leggi ed ottenne la laurea dottorale in Pavia1: non vi si mise molto addentro, ma potè conoscere in qualche grado almeno il Diritto Romano, di cui già ci è nota l’importanza. Anche qui il sapere antico gli veniva in soccorso, l’esperienza gli presentava i suoi risultamenti, la mente vigorosa ed inclinevole al meditare educavasi al magistero della verità.

Toccati appena i ventidue anni, gli vennero per caso alle mani Le Lettere persiane del Montesquieu: le lesse, le rilesse con avido amore, e l’animo suo giovanile ne trasse ispirazione e conforto. Ben tosto egli avea studiato in Buffon, in Elvezio, in Voltaire, in Rosseau, ne’ filosofi tutti de’ suoi giorni, si era reso ragione del cammino percorso dalla scienza, avea scorta la meta a cui tutti anelavano. Bello e grande era poi l’intento sovrano di cotali sue giovanili meditazioni, che, siccome dice egli stesso, «volea accontentare la compassione per l’infelicità degli uomini schiavi di tanti errori»2. Di qui trasse il con-

  1. Cantù. Beccaria e il Dir. penale pag. 20.
  2. Traité des Dèlits et des Peìnes par Beccaria traduit de l’italien par A. Morellet précèdé d’une correspondance de l’auteur avec le traducteur. Paris. 1797. pag. XLIV.