Pagina:Pertusati Teodoro Della scienza e di Cesare Beccaria 1870.djvu/30

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una necessaria giustizia. Dovrei ora discendere ai particolari, ma non cale. Le verità che espone Cesare nostro le son di quelle che persuadono da sè, merito di chi le tratta è il metterle avanti in tutta la loro evidenza. Or bene, quando leggete il suo libro, vi pare assai spesso impossibile che si sia potuto pensare ed operare diversamente da quello che egli pensa e consiglia; è questa la miglior lode che voi gli possiate tributare. Fu il primo a trattare la scienza del Diritto Penale, eppure in moltissime questioni disse sì breve e sì bene che a nessuno più tardi riuscì di dir meglio. Chi ha letto i capitoli che riguardano l’interpretazione delle leggi, i giuramenti, gli asili, ed altri non pochi, mi faccia ragione.

A tramutare le persuasioni in convincimento e il convincimento nell’opere interviene l’affetto, ed agli affetti più nobili dello spirito umano fa richiamo il Beccaria. Un soave sentimento di benignità, un pensiero costante di amore ai sofferenti, una indefessa cura del lenire le pene, una vivissima brama di una giustizia che è pietà e di una pietà che è giustizia è manifesta ad ogni pagina del suo libriccino. E quanto non si palesa industre nel procacciare argomenti a favore dell’umanità, e come opportunamente sa destare nell’animo de’ lettori lo sdegno, la compassione, la pietà, l’entusiasmo? Non era certo impresa priva di pericolo sotto l’impero di leggi inesorate il combatter le leggi, ma egli non si stette per questo e diede in tal guisa si nobil prova di ardimento che io stimo che