Pagina:Pertusati Teodoro Della scienza e di Cesare Beccaria 1870.djvu/47

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clamata, respinge la licenza, a libertà fierissima nemica. Altre accuse ed enormi gli si mossero: si andò dicendo come ei temesse del bujo al par dei fanciulli, come invocasse la tortura contro un suo servo reo dì furto, come il suo libro non fosse suo, ma venuto di Francia, d’onde, secondo il parere di certuni, piove a noi la benefica rugiada del sapere, e fallì di poco che non lo si tenesse affatto come un protervo ignorantaccio a cui una falsa gloria avesse messo de’ grilli pel capo. Sono aneddoti ed accuse, attesta C. Cantù, con lepida infamia inventate, con lepida intrepidezza ripetute1. All’incontro egli fu modesto, seppe lottare contro l’avversa fortuna, non venne mai meno a’ suoi doveri, amico fedele, amantissimo sposo, buon padre, integerrimo cittadino.

Oh quanto è caro, ottimi giovani, il tessere le lodi di chi le virtù della mente in si bel modo a quelle dell’animo congiunse! Quanto è bello il vedere accompagnati in soave armonia di obbietti e di intenti l’amore del Vero e quello del Buono! E come dovrebbe avvenire altrimenti se l’uno è dell’altro ottimo maestro? Così la scienza, forma umana di verità, maturata ne’ tempi generò il grande nostro concittadino, ed esso ai sovrani, ai legislatori, ai popoli volse quegli ottimi consigli che la ragione vien trasformando in comandi. In egual modo se noi oggi

  1. Op. succ. pag. 147.