Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/124

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É . a/# rizzare la prora? che altro deggio pensarmi, se non quello che tocco con mano? A. — Tu non guardi se non dinanzi a te \ : ma se ti mirassi da tergo, scorgendo la innumerevol turba che move dopo i tuoi passi, non che essere nelle ultime file, si ti sarebbe d'avviso di camminar nelle prime. Ma la soverchia inflessibilità del tuo proposto, ti vieta di veder tanto. P. — E il feci altra fiata, e posi mente ai tanti che mi venivano appresso, senza che arrossissi della ,mia sorte} e a-buon diritto, perchè

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. n Di tante cure il pondo odio e detesto ». « W M 3 ^ Che anzi, a valermi delle frasi dello stesso Orazio, mi ^occa sempre

n Pendere dalla incerta ora che fugge ».
  • Ma ove mi si.tolga di dosso questa ansietà, ho abbondevolmente di che .fornire al

bisognevole} • e dirò, con buona pace, ciò che al luogo stesso soggiunge il poeta; - d Forse troppo ricbieggio? A me sol basta , )> Ciò che possedo, e forse men. Trascorra » Cosi del viver mio placida V ora ; . » Se lunga vita ancor m1 assente il Nume!