Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/133

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ponderando ona ad una queste .parole, ud.i la lotta e le sonanti procelle, c 11 rombo e il Fremito} le quali cose ben possono ^riferirsi all’ira. E come lessi del re che, sedendo a sbramo la rupe, stringe^ lo scettri al comando,-ed i ribellanti avvince in carcere ed in catene j non dubitai punto che il poeta non intendesse tutto questo della ragione. Infine, a significare più. apertamente che favellava della ragione e del- I* ira, la quale intorbida lo spirito, soggiunse; V T ■ ji Ei -ne acqueta gli spirti, e tempra Tire ».

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w 9 Al — Assai bene t’addentri* nei segreti intendi nienti della poetica narrazione, c te »e* lodò. Perchè, sia die Virgilio stesso a ciò mirasse nello scrivere, sia che lontanissimo pur dal pensarvi, non allro si proponesse che di descrivere una burrasca di mar re; v’ era di assai buon • senno, in tutto quel* lo che dicesti intorno alla - veemenza della collera ed alltimpero della ragione- Ma., a ripigliare* l'interrotto discorso dell’ira e del. l’altro passioni, e principalmente a tener jrc- posito jdi questa peste di cui parliamo^ io non posso mai esortarti abbastanza affinchè t’adoperi a ritrarre dalla intenta lettura il frutto di simigliatiti pensieri. Apponi, «come dissi, alle utili sentenze certi segni, che ti gio~ fino come d’uncini onde raltenerJa mer ?