Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/166

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i56 più speziale è la dimenticanza ette - inda ce di sè stessi e di Dio. Perchè quando il cuore oppressalo s'incurvi sotto il cumulo di tanti mali, potrà egli, frattanto che sta avvolto^ landosi nel fango , levarsi a »quell’uno purissimo fonte del vero bene? Da che si conchiude, giustissima essere la sentenza ài Cicerone, che l’amore è la potentissima delle passioni. * * . * + P. -—Mi do per vinto; giacché, le tiiB parole, le hai tolte a prestito dal libro ^ìel»- r esperienza, Ond’è che mi piace* ricordare quel lamento che sta nell'Eunuco di Terenzio, di cui or ora accennasti alcuni versi* ^ n Ahi, suprema sventura! Io pur mi scmUtib* * » Infelice, e ne provo aspro disdegno? , « Ardo in fiamme d’amore, e con veggenti » Occhi scorgendo il mio peggio, ne muoioj » E che mi deggia oprar misero! ignoro 1«- ■ » j * • * . ; . . u Ond’è che, mentre con Terenzio stessa ti richiedo di consiglio, non posso fare a meno che j> Non pensi a casi miei, finche n’è il tempo ». A. — Risponderotti io pure con t$renzia~ ne parole: w Invan la mente d’assennar s*atfeifta » L’uom cheneiropre sue modo sconosci, » E indocile ricusa ogni consiglio»*