Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/200

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  • 9^

tir che quésto tuo poema sareBBe una grani marraviglia? e P. — Anzi un’opera Bellissima,, rara ed eccellente.. '

  • A\ — A non contraddirti: tutto, riesca

ella pure siccome tu credi- Ma se intendessi cora’ella contrastava! vero tuo bene, distogliendo5 Tanimo dai pensieri del cielo,. io mi penso> che ne proveresti gran cruccio- Poi, quella stessa celebrità a cui tanto aneli, ristretta entro i confini de’luoghi e dei tempi ,, non e la gran cosa che imagini. p.—Non: mi torna nuova quella, vecchi* e volgiate leggenda de’ filosofi, che racconta,, h terra tutta, essere simigliante- ad un piccolissimo punto, rispetto all’animo umano1 che abbracci* infinite migliaia di anni; e la* fama non giunger mai a. riempiere nè quel punto nè l’animocon queste ed altre parole si adoprano essi a temperarci dal soverchio amore della gloria- Ma tu cibami,, se: puoi,, di più vital nutrimento; perchè questo- che costumano a metterci innanzi, noi! è altro che nuda apparenza, secondo che ebbi, ad esperimentare in me stesso. Io non aspiro^ già a divenire un altro dio, si che posseda Veternità, ed abbracci la terra ed il cielo- La umana gloria, a cui sospiro, mi ba3ta ; e mortale uomo, non altro bramo che Cose; mortali-