Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Semplicetta farfalla al lume avezza
volar ne gli occhi altrui per sua vaghezza;
Ond’aven ch’lla more, altri si dole:
Cosi sempr’io corro al fatal mio sole
De gli occhi; onde mi ven tanta dolcezza;
che’l fren de la ragion amor non prezza;
Et chi discerne, è vinto da chi vole:
Et veggio ben, quant’elli a schivo m’hanno;
Et so, ch’i ne morro veracemente;
Che mia vertu non po contra l’affanno.
Ma si m’abbaglia amor soavemente;
Ch’i piango l’altrui noia, et no ’l mio danno;
Et cieca al suo morir l’alma consente.
A la dolce ombra de le belle frondi
Corsi fuggendo un dispietato lume,
che’n fin qua giu m’ardea dal terzo cielo;
Et disgombrava gia di neve i poggi
L’aura amorosa, che rinova il tempo;
Et fiorian per le piagge l’herbe e i rami.
Non vide il mondo si leggiadri rami,
Ne mosse’l vento mai si verdi frondi;
Come a me si mostrar quel primo tempo;
Tal; che temendo de l’ardente lume
Non volsi al mio refugio ombra di poggi,
Ma de la pianta più gradita in cielo:
Un lauro mi diffese allhor dal cielo:
Onde più volte vago de bei rami
Da po son gito per selve et per poggi: