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Miro pensoso le crudeli stelle,
Che m’hanno fatto di sensibil terra;
Et maledico il di, ch’i vidi ’l sole;
Che mi fa in vista un huom nudrito in selva.
Non credo che pascesse mai per selva
Si aspra fera o di notte, o di giorno;
Come costei ch’i piango a lombra e al sole:
Et non mi stanca primo sonno, od alba:
Che ben ch’i sia mortal corpo di terra;
Lo mio fermo destin vien da le stelle.
Prima ch’i torni a voi lucenti stelle,
O torni giu ne l’amorosa selva
Lassando il corpo, che fia trita terra;
Vedess’io in lei pieta: che’n un sol giorno
Puo ristorar molt’anni; e’nanzi l’alba
Puommi arricchir dal tramontar del sole.
Con lei foss’io da che si parte il sole;
Et non ci vedess’altri, che le stelle;
Sol una notte; et mai non fosse l’alba;
Et non si trasformasse in verde selva
Per uscirmi di braccia; come il giorno,
Ch’Apollo la seguia qua giu per terra.
Ma io saro sotterra in secca selva,
E ’l giorno andra pien di minute stelle
Prima; ch’a si dolce alba arrivi il sole.
Nel dolce tempo de la prima etade;
Che nascer, vide, et anchor quasi in herba,
La fera voglia, che per mio mal crebbe;