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Il terzo partito desidera rimaneggiare l’Italia in grandi provincie — ad un dipresso le regioni di Minghetti, respinte quasi unanimemente dal Parlamento nei suoi uffici. Il terzo partito darebbe una grande autonomia alle comuni ed alle provincie — ciò che proponeva ad un dipresso il Gabinetto Cavour nelle leggi Minghetti non discusse nell’Assemblea, e ciò che farebbe altresì Ricasoli se non fossimo in tempi anormali.

Il terzo partito domanda un armamento militare nelle proporzioni che si convengono ad una grande nazione. Il general Fanti prima, oggi Della Rovere, lavorano a questo intento. Esso vuole una marina potente: gli è ciò che il conte di Cavour e poi il suo successore Menabrea mirano a fare senza tamburo e senza trombette. Il terzo partito darebbe inoltre un grande slancio alla mobilizzazione delle milizie nazionali. Il Parlamento si mostrò in ciò ben tiepido, forse timido, quando votò la legge Garibaldi su questo proposito: nè credo che il terzo partito lo troverebbe oggi più ardente.

Il terzo partito farebbe in modo di presentare sempre il budget a tempo, onde seriamente discuterlo prima di metterlo in atto. Nè il conte di Cavour, nè poscia il Ricasoli, si sono mai opposti a questa discussione dei bilanci: la difficoltà è di comporli tali che si bilancino davvero. Ed a questo proposito, il terzo partito assicura ch’esso andrebbe a rilento nell’imposizione di nuove tasse. Bisogna dire che la sarebbe questa una promessa squisitissima, se la si potesse tenere e realizzare — a meno che il terzo partito non abbia trovato